Da tempo si avverte in Italia un'innegabile istanza di razionalizzazione del sistema della Giustizia minorile, unitamente all'esigenza di rimeditarne i contenuti, che impone di mettere a fuoco alcuni aspetti dell'assetto attuale. Uno tra questi è relativo al target dei “giovani adulti”, soggetti di età compresa tra 18 e i 25 anni che transitano dai servizi minorili a quelli degli adulti e viceversa. Le evidenze statistiche dei dati sui minori autori di reato ratificano quest'emergenza, registrando quanto questa fascia di popolazione dei servizi e nelle strutture della Giustizia minorile costituiscano una componente in crescente aumento.
Il presente lavoro, frutto di un approccio ricognitivo longitudinale sul tema, che abbraccia le peculiarità di tutto un triennio di operatività dell'Ufficio Studi, ricerche e attività internazionali del Dipartimento per la Giustizia Minorile, studi, ricerche, indagini, progettualità e seminari, pone sotto la lente di analisi, due prevalenti oggetti di indagine: la continuità e la coerenza dell'intervento afferente al passaggio istituzionale della presa in carico, il c.d. “transito” tra il circuito penale minorile e quello degli adulti. Continuità e coerenza che rappresentano non solo le condizioni, indispensabili per non inficiare i risultati trattamentali eventualmente già raggiunti, ma anche per non disperdere le risorse investite sul percorso progettuale di reinserimento sociale predisposto nei confronti di tale tipologia di utenza.
Allo sviluppo del tema, che pone attenzione alle dinamiche più profonde della società in cui viviamo, hanno collaborato preziose risorse esterne quali la Fondazione Censis, l'Università degli Studi di Palermo in collaborazione con il Centro per la Giustizia Minorile per la Sicilia - Palermo. Si tratta quindi di studi e analisi che, svolte nel tempo, hanno permesso di capire quanto significativi siano i comportamenti giovanili per la convivenza collettiva, sia in termini culturali, che in termini economici e sociali.