L’alpinismo si rivolge essenzialmente all’andare in su, la psicologia si interessa prevalentemente dell’essere in sé. In su significa in alto. Seguire un percorso di verticalità, raggiungere una cima, ma significa anche essere su, provare uno stato di euforia, come si può verificare anche durante un’ascensione. In sé significa raggiungere una condizione di equilibrio psichico e di contenimento emotivo, ma significa anche ritrovare la strada dell’introspezione, individuare la correlazione tra esterno e interno, riconoscere la propria condizione e il proprio mondo intrapsichico attraverso un’esperienza nel mondo circostante. All’apparenza si tratta di due discipline che non possiedono reciprocità, né articolazioni comuni, tuttavia entrambe condividono un interesse prioritario per il corpo e per la mente, riconoscendoli nell’unità indivisibile e irripetibile dell’individuo in relazione con il mondo.Il libro propone una rilettura in chiave psicologica di alcuni temi cruciali dell’alpinismo che possono essere individuati in varie dimensioni: esplorativa, ludica, estetica, di ricerca di sé. A tal fine, abbiamo adottato il modello della Psicologia Individuale, perché si può riconoscere una profonda corrispondenza tra spirito e cultura dell’alpinismo e i fondamenti della Psicologia Individuale, quali il bisogno di affermazione di sé in armonia/contrapposizione con il sentimento sociale; il sentimento di inferiorità, confrontato con le scelte e le iniziative compensatorie di superiorità; le potenzialità del Sé creativo, come capacità di trovare soluzioni nuove e più funzionali, di fronte alle difficoltà e agli ostacoli; la tendenza verso un fine che, pur nella sua dimensione di finzione, di termine non raggiungibile e di compimento non realizzabile, restituisce senso all’agire e all’esistenza.Il bisogno dell’«andare per i monti» diventa così metafora della conoscenza del mondo e della visione adleriana dell’uomo inserito nel suo ambiente.