La rivoluzione tecnologica e informatica che ha segnato gli ultimi decenni del ventesimo secolo e l'inizio del terzo millennio ha portato nel mondo del lavoro veri e propri sconvolgimenti caratterizzati dalla progressiva scomparsa dei vecchi "mestieri" e dalla crescente obsolescenza delle abilità e delle competenze acquisite dai lavoratori delle generazioni meno giovani. Stiamo entrando - sostiene Rifkin - nell'era della "fine del lavoro": calcolatori e robot sostituiscono via via l'uomo in un numero crescente di settori produttivi, un fenomeno che non riusciranno ad arginare neppure le professioni emergenti e i nuovi mercati esteri. E, in un'economia che si globalizza, ogni stato dovrà fare i conti con una massa sempre più consistente di disoccupati. Nel suo saggio, intelligente e provocatorio quanto pieno di speranze per il futuro, Rifkin non prospetta l'imminenza di una catastrofe socioeconomica, ma ci spiega come sarà possibile sfruttare le potenzialità della tecnologia per evitare il collasso e creare un nuovo e più umano ordine sociale.