Noam Chomsky è l’intellettuale americano più significativo degli ultimi cinquant’anni. Filosofo
e pensatore politico, attivista nelle battaglie per i diritti umani, Chomsky ha costruito nel tempo un corpus imponente di scritti che spaziano dall’analisi dell’attualità statunitense alle ultime conquiste dell’intelligenza artificiale. Questi campi di indagine non hanno tuttavia distolto la sua attenzione da quella che rimane la costante più evidente del suo pensiero: la teoria linguistica, e in particolare la riflessione sull’origine, la natura e la funzione del linguaggio.
In questo libro di interviste con James McGilvray – arricchito da un dettagliato glossario dei termini tecnici e da chiare appendici esplicative –, Chomsky ripercorre gli snodi centrali della sua teoria, secondo la quale il linguaggio è un sistema biologico evolutosi in un singolo individuo e in seguito trasmesso geneticamente alla sua discendenza. In questa visione, il linguaggio non è più un semplice strumento, ma diventa un elemento chiave della nostra natura. Anzi, è proprio il linguaggio a rivelare quanto c’è di autenticamente umano in noi e
nel modo in cui ci siamo evoluti.
Con il tono persuasivo che da sempre lo contraddistingue, Chomsky parla in queste pagine
– ideali tanto per chi vuole accostarsi per la prima volta al suo pensiero, quanto per chi desidera approfondirne i momenti fondamentali – del rapporto fra linguaggio e idee, dell’importanza della semplicità nell’elaborazione filosofica, del sapere e dell’apprendimento, e indaga con l’usuale lucidità e acutezza la relazione fra linguistica e politica, individuando il nesso che unisce due campi apparentemente così lontani in un impegno oggi più che mai urgente: quello per la libertà di ogni uomo.