Capita a tutti di commettere errori di grammatica. Per distrazione, per un riflesso condizionato, non necessariamente per ignoranza. A volte, strano ma vero, a sbagliare è proprio la lingua, coi suoi paradigmi incoerenti, le sue prescrizioni illogiche, le sue regole irragionevoli. Questo libro spigliato e vivace vi aiuterà a scoprire gli errori degli italiani, ma anche quelli dell'italiano, ricostruendone l'epidemiologia, ripercorrendone la storia e utilizzando esempi vivi e attuali. Lungi dal considerarli una malattia, De Benedetti ci ricorda che gli «errori» sono innanzitutto sintomi da comprendere e interpretare. E che ciò che è sbagliato oggi potrebbe non esserlo piú domani. Un libro che vi aiuterà a fare pace coi vostri strafalcioni. E che vi riconcilierà finalmente con quella cosa «drammatica» di nome
grammatica. «Il bello, che per quelli come te sarà forse il brutto, dell'ortografia è che, data una parola (o sequenza di parole), esistono infiniti modi di scriverla sbagliata e, di solito, uno solo di scriverla giusta. Non tutte le grafie scorrette possono tuttavia ambire al rango di errore. Se ad esempio scrivi
ortogrtafia anziché
ortografia si tratterà verosimilmente di una svista, di un
lapsus calami, di una disattenzione occasionale imputabile al fatto che il tasto della
r e quello della
t sono confinanti e che può capitare, nella fretta, di digitarli inavvertitamente all'unisono. Se invece scrivi
eccezzione invece di
eccezione stai contravvenendo alla regola in maniera prevedibile e codificata: insomma, stai commettendo un errore... Commettere errori non è una colpa, ma lo diventa se non fai nulla per evitarli, se rinunci in partenza a vigilare su quello che dici e come lo dici, se l'errore non è un atto in qualche modo creativo ma è il frutto guasto di pigrizia e conformismo».