“Queste brevi cronache di ciò che è accaduto in poco più di duecento anni in Europa e negli Stati Uniti aiuteranno forse a capire meglio avvenimenti più recenti come l’incendio della biblioteca di Sarajevo, il pericolo che incombe sui monasteri ortodossi del Kosovo, la distruzione talebana dei giganteschi Buddha nella valle di Bamiyan, il saccheggio del museo di Baghdad e di alcuni siti archeologici della Mesopotamia dopo la guerra del 2003, quello del Museo nazionale del Cairo e di altri musei provinciali egiziani dopo l’inizio delle rivolte arabe, gli irreparabili danni subiti dalla Grande Moschea di Aleppo e dal vecchio quartiere cristiano della città. In queste pagine vi sono i grandi musei, le grandi collezioni, i grandi saccheggi e, per l’arte dell’odiato nemico, i grandi roghi. Tutti sono un omaggio alla potenza dell’arte.”
Sergio Romano
Il libro ripercorre alcuni momenti e casi storici in cui l’arte ha dovuto “fare la guerra” ed è divenuta terreno di conquista: la Rivoluzione francese, l’era napoleonica, il Risorgimento italiano, i saccheggi coloniali, la politica artistica di Hitler, la Guerra civile spagnola, i vizi e le virtù del grande collezionismo, la Prima e la Seconda guerra mondiale, la politica delle restituzioni dopo la fine di un conflitto.
Può forse servire a comprendere perché l’arte possa essere amata, concupita e spregiudicatamente conquistata, ma anche odiata, perseguitata e distrutta. Non è soltanto il più desiderabile ornamento della nostra vita, ma anche un attributo del potere; ed è quindi inevitabilmente destinata a diventare preda, bottino, simbolo di legittimità da trasmettere e da ereditare. Ma anche destinata, quando si identifica con il nemico, a fare la sua stessa fine.
Sergio Romano, storico, scrittore, giornalista e diplomatico italiano, è editorialista del “Corriere della Sera”. Sua la rubrica “Lettere al Corriere”. Il suo ultimo libro è Morire di democrazia, Longanesi, 2012.