L’estrema difesa della persona fragile, non destinataria di altre “misure di protezione” (amministrazione di sostegno, inabilitazione od interdizione nei casi più gravi), consiste nell’annullamento degli atti unilaterali e dei contratti per incapacità di intendere o di volere, altrimenti detta naturale.
L’indagine su questa costituisce il filo conduttore dell’intero lavoro, anche se l’art. 428 c.c., rispetto alle dichiarazioni unilaterali ed alla contrattualistica, aggiunge requisiti ulteriori.
Ciò suggerisce la linea espositiva. Dopo vaste riflessioni sull’incapacità di intendere o di volere e sulle sue applicazioni agli istituti che presuppongono soltanto questa (matrimonio, testamento, donazione), si discutono i requisiti ulteriori ex art. 428 c.c., completando il discorso con i modelli degli atti introduttivi dei giudizi relativi all’incapacità naturale.
Ne deriva una trattazione dalla marcata originalità, a metà strada tra sostanza e processo, condotta altresì considerando che l’incapacità di intendere o di volere è concetto “trasversale” all’ordinamento. Da qui il carattere interdisciplinare dell’opera, che ne costituisce un ulteriore pregio.