Oggetto di questo libro è la storia dei notai e del notariato nello Stato pontificio nel periodo, denso di rivolgimenti e di svolte, che va dall’età giacobina all’Unità. La ricerca si situa al crocevia di più tematiche e filoni storiografici, inserendosi nel vivace dibattito che ormai da un ventennio investe le interpretazioni consolidate del nostro Risorgimento. D’altra parte i notai dello Stato pontificio, per la loro specificità professionale e per il loro stretto rapporto con il potere, offrono un punto di osservazione privilegiato per lo studio della storia socio-politica del “lungo Ottocento”. Nel testo si tracciano le vicende di questo particolare segmento della borghesia a partire dall’età napoleonica, che ridisegna la mappa non solo geo-politica, ma anche sociale dell’antico Stato e favorisce l’immissione di “uomini nuovi” al governo della periferia, da ora non più appannaggio assoluto del patriziato. In un’età della Restaurazione indubbiamente più vivace di quanto non venga generalmente tramandato, i notai partecipano in prima linea all’incontro-scontro fra le élites vecchie e nuove per la conquista dell’agone politico municipale, in un contesto anomalo, certo, dove la clericalizzazione delle cariche ha sempre precluso l’accesso dei laici alle più alte cariche dello Stato. Per conquistare il protagonismo negato, dal ’48 in poi i notai si fanno “sovversivi”, conducendo una battaglia che sfocerà nella nascita e la costruzione dello Stato unitario.