Membro di quella prima generazione formatasi nell’età dell’oro della storia dell’arte americana tra gli anni Venti e Trenta, Millard Meiss (1904-1975) elaborò un originale e multiforme approccio metodologico. Da un lato, la scienza del conoscitore del primo maestro, Richard Offner, trovò applicazione nei saggi sul Trecento toscano, da FrancescoTraini al Camposanto di Pisa, alle contese tra Duccio e Cimabue, alla questione assisiate. Dall’altro, lo studio dei rapporti tra Italia e Fiandra e il loro incrocio nella miniatura francese fu, invece, stimolato dall’incontro con Panofsky, insieme a una riformulazione del proprio metodo ora orientato all’indagine del significato dell’opera. Un percorso che condusse Meiss ad approfondire le influenze del clima filosofico-religioso sulla produzione artistica nel celebre Pittura a Firenze e Siena dopo la Morte Nera, la cui problematica ricezione tra côté anglosassone e italiano offre lo spunto per una discussione sulla storia sociale dell’arte. A ciò si aggiunse una sensibilità per lo studio delle tecniche artistiche e i problemi di restauro tradotta nel diretto impegno di Meiss nei comitati per il recupero delle opere danneggiate dalla guerra (ACRIM) e, nuovamente, a soccorso del patrimonio fiorentino e veneziano dopo l’alluvione del 1966 (CRIA). Alcuni elementi utili per una riflessione sulla fortuna critica dello studioso, infine, emergono dalla ricostruzione dei suoi rapporti con gli storici dell’arte italiani, nel quadro dell’altrettanto difficile affermazione dell’iconologia in Italia.