«In nome di Dio à di 28 aprile 1590 in Bologna. Facciamo fede noi infrascritti come Domenico figliolo di Bartolomeo da Pianoro d'anni 14 incirca, et Giovanni Battista figliolo di Bartolomeo Ghiraldini d'anni undici incirca, tutti dui abitatori in Bologna, sotto la parochia di S.to Proculo, hanno fatto pace d'ogni questione et differenza et di qualunque percossa ancorché sanguinolenta nata fra loro.»È il primo esempio che incontriamo, sfogliando queste pagine, di una casistica di contese ricca di colore, specchio di una quotidianità che emerge dai registri criminali fra Cinque e Seicento. Al centro del libro sono la grazia, la pace, il consenso, la rinuncia, gli strumenti cioè delle forme di riparazione di un danno. Testi devoti, storie comuni, trattati sull'onore e sul duello collaborano nel raccontare in quali controverse forme la scelta etica del perdono si affermi storicamente nella pratica religiosa e nelle istituzioni giuridiche. Sono gli anni della prima età moderna ma il tema è sempre vivo e scottante: che cosa vuol dire perdonare, chi può chiedere perdono, chi può perdonare, che rapporto c'è tra giustizia e vendetta, tra giustizia e perdono, tra memoria e perdono.